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venerdì 28 settembre 2012

attenzione spoiler

Situazione già ampiamente descritta da Borges.
Se esistesse una biblioteca in cui sono conservati i volumi che raccontano la storia di ognuno di noi, voi la leggereste? Come fare a resistere alla curiosità di sapere come andrà a finire?
Per quanto mi riguarda, penso proprio che eviterei.
Per capirci, io sono il tipo che non si fa le analisi perché va troppo in ansia per i risultati.
E poi - parlo sempre di me - come andranno a finire le cose, sarà piuttosto facile prevederlo.
Perché c'è una legge superiore. Alcuni la chiamano disegno divino, altri statistica.
Altri per la verità la chiamano diversamente, ma questo è un blog elegante, non si può.
Ogni volta che c'è un evento appena appena fuori dall'ordinario, mi succede qualcosa.
Un incontro con un amico caro che non vedo da tempo? Il colpo della strega.
Un'udienza cui non posso non essere presente? Quaranta di febbre.
Devo pubblicizzare il mio Cd? L'ernia del disco (vabbè questa era una battuta)
Sono l'incubo di ogni programmazione. Non c'è mai certezza di niente.
Tutto last minute.
E, dunque, quando arriverà il mio last minute so già cosa succederà.
Non ho bisogno di leggerlo, quel libro, per sapere che non sarò pronto.
Che sia domani, fra venti o cinquant'anni, ci sarà di certo qualcuno che mi sta aspettando incazzato, che era venuto apposta per me, e io sarò sul water con la diarrea.
Nessuna sorpresa, Signora, se non mi avrai trovato a Samarcanda.





lunedì 17 settembre 2012

L'apparenza

Apparenza n. 1

Ho scoperto un nuovo widget per il mio blog.
Fino a qualche anno fa non sapevo che volesse dire blog.
Fino a ieri non sapevo che volesse dire widget.
Messe insieme le due cose, in sostanza si tratta di una funzione in più per i lettori di questo diario.
Il traduttore.
Ovviamente a nessuno interessano queste quattro sciocchezze che scrivo, figuriamoci se uno straniero potrebbe mai pensare di volerle tradurre.
In questo caso, invece, il widget serve a me.
Sapeste lo sfizio di tradurre in tutte le lingue queste quattro sciocchezze che scrivo!
In inglese facevano la loro figura, in francese suonavano romantiche, in tedesco acquistavano un'autorevolezza che normalmente non hanno, in norvegese, bè, suonavano un po' fredde (ahahaha).
Uno degli ultimi post si intitolava Pig brother.
L'ho tradotto in varie lingue, poi, invece di tornare all'originale, ho sbagliato e ho chiesto la traduzione in italiano, e mi è uscito Pig fratello. Chissà perché non porco fratello?
Sarà che sono figlio unico.

Apparenza n. 2

Non bisogna lasciarsi andare, la routine può essere sconfitta.
Anche stare seduti otto ore ad una scrivania può essere passabile, con un po' di impegno.
Puoi mettere una foto nuova sul desktop, cambiare le tende, trovare una nuova stazione radio.
Non rammaricarti se il tuo autore preferito ormai scrive libri insulsi, lasciati consigliare, svaria.
E' vero, De Gregori ha scritto una cinquantina di volte la stessa canzone, ma poi ti trovi a sentire l'ultimo di Dylan e ti accorgi che ha copiato De Gregori, dunque rivaluti tutto.
Il solito tran tran. E' chiaro che ontologicamente è proprio così.
Ma se ti abbandoni, è la fine.
Il sesso. Venti anni, sempre nella stessa posizione, io dietro e lei davanti.
Chiaro che non ne puoi più. Un po' di fantasia, e le cose migliorano!
Ieri notte è bastato girarla e tutto è andato alla grande.
Anche perché non era lei.

Apparenza n. 3

Una volta ho scritto una poesia di Montale.
Sì, l'ho scritta io. Una poesia di Montale.
"Quando scendevamo insieme le scale che portano al mare ...".
E dovete vedere tradotta in polacco, che figata.
Sembrava di Szymborzska. Chissà come si scrive.
Lo so, potrei vedere su wikipedia, ma così sono buoni tutti.
Una volta ho scritto una poesia di Bukowski.
C'erano una città americana con la neve
e un frigorifero con dentro roba andata a male.
L'avevo scritta io. Di Bukowski.
Una volta ho scritto una poesia. Mia.
Parlava di un amore che mi aveva perso.
Ho provato in tutte le lingue del mondo.
Un vuoto intraducibile.
E purtroppo, tutto mio.




venerdì 14 settembre 2012

Gli indiani d'america

Strano destino, quello dei nativi americani.
Cacciati dalle loro terre in nome del progresso.
Cancellati dalla storia, in virtù di una damnatio memoriae che ne ha oscurato persino il nome.
Quale nazione viene identificata con il nome di un altro popolo?
I nativi americani non hanno nulla da spartire con gli indiani, eppure hanno dovuto adattarsi a questa curiosa contaminazione che, peraltro, non fa piacere neppure agli indiani veri, quelli dell'India.
Non di rado si legge di pacifici bramini, seduti sulle rive del Gange con le loro scheletriche vacche sacre, rincorsi da bellicosi cowboys incorsi in errore in nome del secolare equivoco.
Lo stesso Gandhi dovette declinare numerose sfide a duello.
D'altro canto, pure lui ci metteva del suo: insistendo a sedersi a gambe incrociate (come da classica iconografia del Mahatma), non doveva dolersi che lo scambiassero spesso per Toro Seduto.
Tempo fa lessi una interessante biografia di Cavallo Pazzo, di Vittorio Zucconi.
In realtà io pensavo di avere acquistato un libro con la storia del Crazy Horse, il locale con le spogliarelliste, ma ciò non toglie che mi appassionai molto all'epica dei Lakota.
Del resto, come non eleggere fra gli episodi bellici più leggendari la battaglia di Little bighorn, la caduta del tronfio Colonnello (ebbene sì) Custer, "belli capelli", come lo chiamavano i Sioux ...
Ormai siamo nel duemila, gli episodi di coraggio non interessano più, navighiamo in piena etica Schettino, i politici predicano una vita spartana che non ci appartiene e tantomeno appartiene a loro. Vorrei vederlo Monti accovacciato in teepee a sgranocchiare pennicam (bisonte secco), magari accanto alla sua squaw Passera (mmm). No, non è più tempo per l'orgoglio dei nativi americani, e pure gli indiani veri, quelli dell'oriente, sono passati dai fasti dei maharajah e della caccia a dorso di elefante alle spiagge italiane ed agli sguardi scocciati delle famigliole che addentano la parmigiana sotto l'ombrellone e se ne fregano dell'argento indiano che, peraltro, si fa subito nero, soprattutto a contatto con l'acqua di mare.
L'unica caratteristica di quei fieri popoli che ancora resiste, ed anzi prospera è quella denominata "fare l'indiano". Oggi, ad esempio, ne ho avuto la consueta prova quando ho fatto un giro di telefonate per chiedere ai miei clienti se, per piacere, si volessero degnare di pagarmi, che c'ho le bollette.

venerdì 7 settembre 2012

Pig brother

Nell'epoca di Instagram, della mania di fotografare tutto e tutti in qualsiasi circostanza e di postare le immagini sui social network, io sto con i fotografati inconsapevoli.

Sono loro, le persone sullo sfondo delle foto fatte ad altri, i genuini testimoni del nostro tempo.

Poveri cristiani che si stanno facendo tranquillamente i cazzi loro, che magari si trovano anche a guardare nell'obiettivo, senza rendersene affatto conto. Gente che ha un certo languorino, che pensa al mutuo, che ha un prurito, che sta trattenendo una scorreggia (o magari l'ha pure mollata, non lo sapremo mai, almeno fino alla nuova app di instagram con il sensore olfattivo), e senza volerlo si ritrova catapultata sotto gli occhi di tutti noi social voyeur, sublimi cristallizzazioni di un attimo di verità, merce ormai rarissima in questa società dove è tutto posato, artefatto, da quando il Grande Fratello, sotto forma di videosorveglianze, satelliti, smartphone ecc., ci costringe ad un'attenzione costante cui deve necessariamente soccombere la spontaneità.

Vi adoro, ignari passanti, e vi sono apertamente solidale.

Io che, da sempre, nelle rarissime fotografie cui ho dovuto sottostare, ho lo sguardo e l'imbarazzo di chi avrebbe voluto (e dovuto, visti i risultati) essere sicuramente altrove.

martedì 4 settembre 2012

Chiamare ore pasti (sono a dieta)

Chi s'imbattesse in questo blog, sappia che chi scrive non è una persona qualsiasi.
E' gente, tanto per dire, che mentre caca legge il manuale di filosofia di Adorno.
Gente che si masturba pensando a Platone e al mito della caverna (mmm...).

Certo, forse ciò accade in mancanza di meglio.
Al mio paese non c'è l'edicola.
Neppure una libreria.

Va bè, che poi capita da Feltrinelli, tutta una parete tappezzata di cinquanta toni di grigio ecc.
Che magari il titolo è intrigante e ti attrae pure, però dopo aver saputo che 'sto romanzo lo leggeva sulla spiaggia Nicole Minetti, insomma ...

Dice che la predetta girerà un film porno.
In fondo che c'è da scandalizzarsi?
Ci sarebbe differenza se mentre sto seduto a dormire sul divano qualcuno mi riprendesse?
Parliamo in entrambi i casi della classiche occupazioni quotidiane.

Ecco, chi leggesse queste cose, sappia che chi scrive non è una persona come tante.
E' gente, per dire, che la notte prima di (o per) addormentarsi si dice le preghiere.
Ma non crede in Dio.
Gente che saltella col piede sinistro tre volte prima di cambiare stanza.

Certo, tutte cose che magari si risolverebbero con una buona dose di psicofarmaci.
Ma sono gli effetti collaterali che ti spaventano.
Ad esempio, il calo del desiderio.
Odio avere giustificazioni.

Chi scrive ha un bisogno insopprimibile di farlo.
Ah, sì, anche il bisogno di scrivere!

Se qualcuno, avute queste prime sommarie informazioni fosse interessato, può contattarmi.
Il mio numero di cellulare non lo ricordo, al momento (grazie, non mi chiamo mai!), ma sicuro si trova da qualche parte su internet. La mail, uguale.
Importante, la parola d'ordine è rose di raso rosa, oppure rubinetto rosso rubino.

Ma contattarmi per cosa?