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mercoledì 11 settembre 2013

L'ultimo post dove avrei pensato di incontrarti


"Papa Francesco ha detto durante il suo viaggio in Brasile che anche la nostra specie perirà come tutte le cose che hanno un inizio e una fine. Anch’io penso allo stesso modo, ma penso anche che con la scomparsa della nostra specie scomparirà anche il pensiero capace di pensare Dio e che quindi, quando la nostra specie scomparirà, allora scomparirà anche Dio perché nessuno sarà più in grado di pensarlo". 
Da questa arguta riflessione posta sotto forma di domanda al pontefice, il laico Eugenio Scalfari ha sollevato una questione che riguarda non solo Dio, ma tutti noi.
Esisteremo fin quando qualcuno conserverà memoria di noi, di quello che siamo stati, di ciò che abbiamo lasciato in eredità.
Mi è capitato tempo fa di curare il vasto archivio epistolare di una famiglia nobile.
Si trattava di migliaia di lettere ormai abbandonate all'incuria, diverse casse che contenevano scambi di corrispondenza intercorsi nell'arco di oltre tre secoli.
Ho ricostruito vite destinate all'oblio, affetti quotidiani dispersi fra le pieghe del tempo, storie di personaggi che avevano dominato la loro epoca e dei quali neppure i loro eredi avevano alcuna memoria.
Parafrasando Scalfari, sono loro gli dei che il mio pensiero ha richiamato dall'oblio, o piuttosto sono io (l'uomo) il Dio loro (ri)creatore?
Papa Francesco ha risposto in questo modo alla riflessione/provocazione di Scalfari:
"mi chiede se, con la scomparsa dell'uomo sulla terra, scomparirà anche il pensiero capace di pensare Dio. Dio  -  risponde Bergoglio - non è un'idea, sia pure altissima, frutto del pensiero dell'uomo... non dipende, dunque, dal nostro pensiero. Del resto, anche quando venisse a finire la vita dell'uomo sulla terra, l'uomo non terminerà di esistere e, in un modo che non sappiamo, anche l'universo creato con lui".
Io, che non so se dirmi laico o credente, che ho paura dell'oblio ma non faccio nulla di buono per essere ricordato, posso solo continuare a scrivere di me e degli altri, fino alla fine del (mio) mondo.

3 commenti:

  1. tempo. il vero, grande oggetto del desiderio.
    non soldi, non sesso. entrambi mezzi per “agguantare” l’eternità. inefficaci. la memoria invece… quella sì che è funzionale allo scopo. quasi quanto il patrimonio genetico che un istinto atavico (ammesso che vi sia ancora in noi qualcosa di istintuale) ci spinge a riporre in un’esistenza altra che, a dio piacendo, continuerà dopo di noi. a colui che molto ha vissuto le membra stanche impediscono di godere appieno del bonus ricevuto , mentre la giovane vita spezzata commuove l’universo mondo proprio perché le fu negato il tempo. abbiamo ingabbiato tutto quel che ci riguarda in rassicuranti misurazioni: la distanza, la forza, il tempo. salvo scoprire che ad arrampicarsi a quelle sbarre siamo noi.
    continua a scrivere. m.

    p.s. ripensandoci, non credo di aver colto il punto...

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  2. Lo hai colto eccome. Nella misura in cui lo possiamo fare noi mortali, atteso che neppure il Papa, in fondo in fondo, secondo me ha troppe certezze.
    E tenendo conto che il tempo, come teorizzava Einstein, non esiste.

    E non esiste, di certo, nei lunghi rettifili delle Murge, lo sai.

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  3. come tutti i luoghi privi di punti di riferimento facilmente decodificabili (leggi mare, deserto, ghiaccio) la murgia può intimidire, ma i suoi rettifili di buono hanno che conducono sempre da qualche parte.
    magari più lontano dalla tua destinazione, ma quello è solo un dettaglio in fondo :)
    m.

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