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sabato 3 giugno 2023

(De)formazione professionale

 

La stazione ferroviaria. Con l’ansia di partire.

La sala d’attesa di uno specialista. Con l’ansia di sapere.

Un corso di formazione. Con l’ansia di finire.

In tutti e tre i casi, per provare a mitigarla, a pensare ad altro, osservo le persone. E così faccio da qualche settimana, ogni giovedì pomeriggio, per far passare le tre ore di relazioni su argomenti anche interessanti ma la cui durata si scontra con il mio deficit di attenzione.

La donna con la mascherina, unica nella sala. Fa caldo e mi dico che ci vuole coraggio, il coraggio della paura, diceva Totò. Poi il tizio davanti a me tossisce di continuo, e allora la invidio, io ho solo paura, senza alcun coraggio.

L’uomo che fa domande inutili ai relatori, non perché è interessato ma per farsi notare. Già l’essersi collocato in prima fila manifesta il suo desiderio di non essere pubblico, ma di “avere” un pubblico.

Le lezioni si susseguono e ancora una volta si conferma il meccanismo mentale per cui anche in una sala vasta e con molti posti liberi a disposizione, le persone tendono a sedersi nello stesso posto della volta precedente.  E’ un criterio innato di delimitazione di uno spazio proprio, né più né meno di come fanno gli animali quando orinano lungo un perimetro per delimitarlo. Così ho fatto anche io, mi sono sistemato sempre nello stesso settore dell’aula, per fortuna le sedie erano libere e non c’è stato bisogno di pisciare, è bastato poggiare lo zaino per prendere il posto.

Vicino a me una donna che ugualmente ha individuato sin dalla prima lezione quell’area per seguire il corso. Anche gli abbigliamenti mi incuriosiscono. Di lei, per esempio, mi ha colpito il power dressing. Il corso è piuttosto informale, ma lei in quasi tutte le lezioni veste seria, formale, “da avvocato”. Come a voler riaffermare il suo ruolo in un contesto in cui è, mi pare, la più giovane. E mentre molti scherzano, chiacchierano fra vicini, ridono nelle pause o anche durante le lezioni, lei sta da sola e non sorride quasi mai, lo sguardo severo, prende appunti su ciò che ascolta. Non è venuta a perdere tempo, o almeno fa di tutto perché non sia tempo perso. O magari non sorride proprio perché sente che avrebbe potuto impiegarlo meglio, il suo tempo.

Poco distante, un’altra collega si lascia invece notare per i suoi outfits appariscenti e sempre cangianti. Una volta indossa un giubbino di pelle di un azzurro intenso e delle scarpe da ginnastica con le zeppe e i brillantini. Un’altra un pantalone rosso fiammante. Un’altra ancora un abito nero, leggero. Anche l’acconciatura dei capelli cambia molto, lievemente ondulati oppure mossi o addirittura coi ricci. Non fosse per il viso particolare, molto grazioso, e per gli occhi neri e acquosi, non sarebbe facile riconoscerla come la stessa persona, da una lezione all’altra.

I relatori si susseguono, la qualità degli interventi è altalenante. C’è chi è molto esperto, sa come tenere attento l’uditorio, e altri che non hanno tecnica oratoria, abusano di intercalari. La psicologa che infarcisce il suo intervento con una serie di “diciamo” e di “tra virgolette”. Tutto è tra virgolette, per lei, anche le cose più concrete che non si prestano affatto ad essere virgolettate. Molti intorno a me lo notano, c’è chi conta quante volte lo dica, chi si dà di gomito ad ogni ripetizione. La giovane collega accanto a me è già andata via, chissà se avrebbe sorriso, questa volta. 

4 commenti:

  1. Stai rimpiangendo la formazione - tra virgolette - online immagino, in mutande, birra e panino accanto la tastiera, quando non direttamente sopra.

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    1. Qualunque cosa, quando si è costretti a farla, diventa insopportabile, per cui si cercano diversivi. Nel caso specifico però, hai ragione, osservare gli altri in mutande, birra e panino sarebbe stato perfetto :)

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  2. Ciao sono Ester, ho letto un poco il tuo blog e mi è piaciuto il tuo scrivere. Io non sono una grande osservatrice, magari mi fisso su un particolare ma poi mi perdo nei miei pensieri.

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    1. Il perdersi nei pensieri è proprio la genesi di questo post, scritto davvero sul cellulare durante un corso di formazione. La realtà è scadente, come da detto qualcuno, e scrivere la aggiusta un po', a volte. Grazie per essere passata! :)

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