Ricordo poche cose che mi sono riuscite facilmente, che mi riescono facili.
Ci sono quelli che con un minimo impegno raggiungono risultati.
Io nella vita, nei rapporti sociali, nella professione, nei sentimenti, fatico, arranco, mi impegno, e se talvolta ho raggiunto un obiettivo minimo è stato solo a prezzo di notevoli sforzi.
Arrivato sfinito al traguardo, quando già avevano sbaraccato il tavolino delle premiazioni, gli altri atleti tutti da tempo sotto la doccia.
Una corsa ad handicap, senza che però io fossi il favorito in partenza.
Un handicap affibbiato a chi già aveva l'handicap.
Riflessione amara scioccamente acuita in questi giorni di ristrutturazione domestica dalle numerose apparecchiature nuove delle quali, tramite manuali scritti in magiaro (o in italiano tradotto dal magiaro) dovrei provare a capire daccapo come funzionano la nuova TV, la stufa, il termoconvettore, la lavastoviglie, il frigorifero no frost ecc.
E così stanotte, mi rigiravo come al solito nel letto (in realtà non mi rigiravo davvero, ho fatto un fioretto - alias disturbo ossessivo-compulsivo - secondo cui posso dormire solo sul lato destro, ed ormai ho le piaghe da decubito) e ripensavo ...
... Alle compagne di scuola carine che stavi ore a guardarle e loro guardavano un altro, e mentre tu ti impegnavi ad essere diligente, servizievole (zerbino, diciamo), a passargli i compiti, ad accompagnarle, loro ti mollavano e se la facevano con quello che fumava, quello con la moto, quello drogato, quello ignorante, quello che puzzava, quello che ti rubava i panini (quel tipo che piaceva un po' anche a te, diciamolo, soprattutto perché il galbanino che ti metteva mamma nella rosetta faceva schifo) ...
... Ai tuoi primi anni di professione, ai colleghi di lavoro figli di colleghi di lavoro figli di colleghi di lavoro già con la strada spianata, amici degli amici giusti, parenti dei parenti del politico del momento, belli simpatici attraenti con sorrisi a trentadue denti, con sfilze di clienti, mentre tu neppure gli incidenti ...
... Ai rapporti sociali, ai club giusti ai quali non hai voluto mai appartenere perché come potevi fidarti di essere membro di una compagine che chiedeva proprio a te di esserne membro? ...
... e a tutte quelle volte che non sei fuggito, che hai continuato invano a lottare, fino a quando hai letto quella frase di Homer Simpson, che dice più o meno "hai provato e provato ma ancora non ce l'hai fatta, la morale è: smetti di lottare", e da allora hai capito che è inutile l'attacco frontale, che è meglio fare buon viso a cattivo gioco, non avere più paura di farsi fotografare ma fare sempre smorfie e corna, ridere alle proprie stesse battute e continuare imperterrito a farne, smettere di mangiare sale per sentire il vero gusto della carne, scrivere l'ultima frase anche se non c'entra niente, solo perché era bella e faceva rima.
All'atto pratico, anche con gli elettrodomestici, farò come ho sempre fatto per ogni cosa.
Se non funziona, piuttosto che provare a risolvere, stacco la spina.
Poi dopo un po' riattacco, magari le cose si aggiustano da sole.
Qualche volta è successo.
Poi mi sono pure venute in mente un paio di cose che mi sono sempre riuscite facili.
Contare i punti della briscola.
E parlare con te.
Senza sapere chi sei, o sapendolo troppo bene.