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mercoledì 17 aprile 2024

Oggetti e soggetti

 

Alle elementari avevo un compagno, Daniele, capace di una grafia davvero aggraziata. Dava alle lettere una particolare ondulazione molto elegante, ricordo certe elle in corsivo che sembravano vele al vento. Come le lenzuola nella Notte dei miracoli di Lucio Dalla.

Ci provavo, a imitare il suo modo di scrivere, ma riuscivo solo in parte a ricordare quello stile che era evidentemente innato. Come tutte le grafie, ciascuna peculiare e perciò mai esattamente riproducibile.

Un giorno, però, lui si era alzato dal banco e aveva lasciato lì la penna. La ricordo ancora. Una grinta blu col cappuccio bianco. La presi e iniziai a scrivere con quella. Lasciava un tratto di un azzurro insieme profondo e tenue. Le lettere cominciarono a fluire dall'oggetto al foglio esattamente identiche a quelle di Daniele. Che magia!

Questo piccolo episodio dimenticato in chissà quale meandro della memoria mi è ritornato in mente ieri sera, mentre guardavo l’episodio di una serie in cui il protagonista, un truffatore, per imitare al meglio la firma di un amico gli aveva rubato la stilografica.

Chissà se davvero gli oggetti conservano una traccia dell’anima di chi li ha usati a lungo? Del resto è il fondamento della psicometria, la pseudoscienza in base alla quale, a cavallo fra l’ottocento e il novecento, sedicenti veggenti sostenevano di poter rintracciare persone smarrite o uccise toccando oggetti che erano stati utilizzati da loro.

Non so rispondere. La ragione mi dice che non può essere. Il mio ricordo delle elementari non è altro che una suggestione. Eppure sfogliando libri presi in prestito da amici che li hanno amati ho avuto l’impressione di leggerli coi loro occhi, di provare anche le loro emozioni. Suonando la chitarra di un maestro gli accordi erano più cristallini. Indossando una giacca di mio padre quand’era giovane mi sono sentito più bello.

Sarà che mi affeziono agli oggetti, e per questo motivo tendo ad attribuire loro un’anima. Ché mica ci si può davvero legare a qualcosa d’inerte, privo di vita. O magari sono loro ad averla e a trasmettercela, se siamo disposti a riceverla. Oggi, per esempio, non so come mi è venuto di scrivere un post, non lo facevo da tanto. Forse è stata la tastiera del computer a volerlo fare, servendosi delle mie dita.

O più semplicemente, non avevo nessuna voglia di lavorare. 

E allora ogni scusa è buona.