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sabato 16 novembre 2019

sabato 2 novembre 2019

L’eterno riposo.

Mi diceva mia madre quand’ero piccolo che le preghiere per i defunti alleviavano la loro condizione nell’aldilà.
E allora prima di dormire recitavo gli eterno riposo, ricordo che cominciai con mia nonna materna, finivo le preghiere con quella dedicata a lei, che morì quando avevo neppure cinque anni ma ancora mi ricordavo la sua voce delicata, cantare mentre mi teneva in braccio. Poi negli anni si aggiunsero le altre persone care che venivano a mancare. E la lista a un certo punto si faceva lunga e io mi addormentavo prima di finire, così gli ultimi defunti rimanevano quasi sempre privi di orazioni. Allora per non fare disparità di trattamento pensai di iniziare prima di mettermi a letto, certe sere stavo ancora vedendo la tv e già pensavo che non avrei dovuto addormentarmi, avevo una responsabilità. Ovviamente mi ricordavo dei nonni, zii e zie, ma a un certo punto iniziai a pensare che c’erano defunti dimenticati che avevano più bisogno di me rispetto a chi era morto da non molti anni e sicuro qualcuno altro se lo sarebbe ricordato nelle sue preghiere. Avevo a casa un albero genealogico e allora iniziai a dire l’eterno riposo a quadrisnonni antichissimi pensando che di sicuro erano decenni se non secoli che non ricevevano attenzioni e chissà come stavano tristi nell’aldilà, che si sa non c’è cosa più brutta che essere dimenticati. Col passare del tempo però la cosa mi prese la mano, e durante la giornata già mi dovevo portare avanti col lavoro altrimenti non avrei finito le preghiere di quel giorno per tutti i miei antenati. Biascicavo orazioni in tribunale e i colleghi pensavano stessi ripetendo articoli del codice, aspettavo in fila alla posta e coglievo l’occasione per ricordare la bis-bisnonna Santa Fede Laurito, morta di peste nel 1817, andavo a fare footing e mentre pensavano contassi i passi, io stavo rinfrescando l’anima del trisnonno Saverio Laurito, rapito dai briganti nel 1866. Insomma, la cosa non poteva continuare, ero sfinito, così una notte spensi semplicemente la luce e mi misi a dormire, perché l’unico riposo che mancava era proprio il mio.
Le dipendenze si vincono così. Il fumo non si riduce, si smette e basta. Quando hai voglia di scrivere a una persona pur sapendo che è sbagliato, non devi inviare una frase finto-brillante ogni tanto, devi cancellare il numero. I biscotti, lo sai che una volta aperto il pacco da otto li mangerai tutti, non c’è dubbio. 
Ancora oggi, dopo tanti anni, anche se non mi sento credente, talvolta mi torna la voglia degli eterni riposi, ma è un momento, poi mi faccio forza e supero la crisi. Lo faccio pensando che il ricordo in realtà serve a chi resta, non a chi se ne è andato. E anche senza preghiere, io me la ricordo ancora la voce di mia nonna che mi teneva in braccio e cantava, piano piano.