Visualizzazioni totali

sabato 17 dicembre 2016

No reset, no regret

Resettare.
C'è questa bella parola nuova, che fai, non la usi? Non schiacci quel tasto così invitante?
Cancellare non rende l'idea, manca la ripartenza, il re-set, appunto.
Quel ricominciare da capo dopo aver fatto tabula rasa di tutte le derive emozionali, le passioni viziate, gli inciampi del cuore.
Per tornare a vivere.
Salvo accorgerti che erano proprio le cose che volevi cancellare a far sì, che fra mille ostacoli, ne valesse comunque la pena.
Allora vorresti premere il re-wind.
Ma quel tasto non c'è.
Il vento non torna indietro una volta soffiato, le foglie cadute non si riattaccano più all'albero.
Tornerà primavera, ti dici, e una nuova fioritura.
Tornerà il bel tempo, anche dentro di te.
In fondo anche le stagioni si resettano.
Sarà. Ma se faccio l'anagramma mi esce "estate no". E avanza pure una R, iniziale di rimpianto.

sabato 3 dicembre 2016

L'irriconoscenza

Ho letto un dramma di Pietro Carbone (uno scrittore del mio paese, mio amico, che ci ha lasciato qualche anno fa), "L'irriconoscenza", del '61.
Trama semplice, senza sorprese, ma personaggi forti, un po' alla Hugo, se riesco a spiegarmi.

E mi sono ritrovato a riflettere sull'amore come riconoscenza. Non quello apertamente do ut des, tipo mi dai l'esame o una raccomandazione e in cambio vengo a letto con te. No, quello più sfumato del mentore, o quello del datore di lavoro generoso, dell'amico/a che si prende cura e ti sta vicino in un momento particolare, e che normalmente non terresti in considerazione.
Un amore che sa di tenerezza ma che sconfina nella pena. Un amore che può essere approfittamento.
Quella però è forse l'unica strada dell'amore con il passare degli anni. Oppure una facile scorciatoia. Ma a quel punto non è meglio un amore comprato? Con un prezzo, senza illusioni.

E mi sono trovato a fare queste considerazioni pensando a come mi sarebbe piaciuto parlarne con l'autore, invece non è capitato.

E anche al potere della scrittura, della letteratura. Che sei lì a buttare giù dei pensieri, a scrivere storie su una vecchia Olivetti. E qualcuno ancora neppure nato ne parlerà 55 anni più tardi.
Ad amici quasi immaginari, su una tastiera touch, con parole fatte non di inchiostro ma di bytes, che nessuno ricorderà non fra 55 anni ma neppure fra 55 minuti...