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venerdì 3 marzo 2023

Ridere, ridere ancora una volta.

Lui sorride, un sorriso così ampio che quasi l'apertura delle labbra sembra non bastare. Lei ride, addirittura. Di quelle risate che non le puoi trattenere e, se ci provi, si deformano in un ghigno. E così è stato, nell'attimo fermato dallo scatto fotografico in cui i due, abbracciati, trasmettono la loro gioia.

A me piace molto ridere. E vederlo fare a chi sta accanto a me, sia per una battuta che ho detto, o per una cosa divertente che abbiamo condiviso. Ridere è una forma d'intimità fra le più leganti, perché si nutre del contrasto fra la profondità dell'affinità di gusto e interessi e la superficialità della reazione spontanea. Ridiamo insieme e significa che in quel momento siamo noi e nessun altro, racchiusi nel cilindro verticale che va dal brillìo in fondo all'anima ai fuochi d'artificio del cielo.

Me le ricordo, alcune risate.
Quelle a scuola, mentre ci sussurravamo all'orecchio un motto, una celia e ci si contorceva per trattenersi senza sbottare dinanzi al prof che spiegava.
Quelle al telefono, in quelle chiacchierate di ore e invenzioni e giochi di parole e test strampalati in cui nessuno di noi voleva mai smettere.
Quelle a letto, nel momento sbagliato, che poi diventava ancora più giusto.
Quelle davanti al prete, dove perfino lui si tratteneva a stento, consapevole dell'inanità di quei comandamenti, e dove il senso divino - soprattutto per lui - era composto di due parole, la prima una preposizione, e la seconda una dipendenza.

Compagni, amici, amori. Passano gli anni, e restano solo i ricordi, di quelle risate. Perché ogni rapporto, che nasce nudo e leggero, si riveste giorno dopo giorno di panni pesanti e poi arriva il caldo e non riesci a toglierli e ci soffochi dentro.

Invece lui sorride di un sorriso così ampio che gli risale sulle guance, e le labbra sembrano quelle del Joker. Chissà dov'è ora la moglie, chissà dove i figli, mollati per inseguire quel sorriso. E lei, accanto a lui, ride addirittura. Chissà se quel ghigno racchiude un pensiero, un rimorso, per il compagno e i figli sacrificati sull'altare di quella risata, del santino di quella foto di loro due, abbracciati.

Forse sono gli scrupoli, quei panni pesanti. E se riesci a toglierteli di dosso ritorni a ridere come quella mattina a scuola, come quella notte a letto. 

La vita è una sola, e non sono certo io a poter dire cosa sia giusto e cosa sbagliato per gli altri. Posso solo sperare di riuscire di nuovo a sussurrarti una celia, un motto all'orecchio, e  per una volta ancora trasformare il nostro momento sbagliato in quello giusto.