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giovedì 31 gennaio 2013

Quello che non sei

Puoi definirti onesto, e così ricordare a tutti quella volta che restituisti ventimila lire alla cassiera della Feltrinelli che aveva sbagliato a darti il resto. Ma in realtà sei solo una puttana, perché quella cassiera ti piaceva, ecco tutto.
 
Puoi definirti un ladro, raccontando di quando all'università insieme a Francesco nascondevate i sofficini nella tasca del cappotto, e i fumetti nell'ombrello. Ma non dici che arrivati alla cassa l'umido aveva fatto sulla stoffa una macchia evidentissima della stessa forma del pacco dei sofficini, e che pure l'ombrello non era tuo. Insomma destrezza zero, e alla fine ci hai rimesso pure l'ombrello.
 
Puoi definirti una puttana, l'hai fatto prima. Ma per la maggior parte sono solo pensieri.
E' la differenza fra la "maggior parte" e il tutto che non sai ancora quantificare.
E lì intercorre il labile ma significativo confine del sognatore.
 
Puoi definirti un artista, con la A maiuscola. Ma ArtistA è una parola con due A, dovresti saperlo. L'alfa e l'omega. L'inizio e la fine. E pure due automobili.
 
Puoi definirti divertente, ma ci sono persone che troverebbero divertente questa definizione.
 
Puoi scrivere un post alla maniera di "if", che hai sempre definito una stupidaggine, e non hai timore a definire stupidaggine anche questo post, e ne sei convinto, ma anche no.
 
Perchè, in fondo, quando questa notte alle cinque hai pensato a questa cosa avevi un gran mal di testa, e dei mille diversivi con cui volevi ingannare il dolore e tornare a dormire, questo è stato il migliore.
 
Quello che sei te lo devono dire gli altri.
 
E quello che non sei, sette. Come le gocce di Novalgina che hanno permesso tutto ciò.

domenica 20 gennaio 2013

Giorno di pioggia

Oggi giorno di pioggia. E la gente si muove.
Il tassista è sulla mia stessa lunghezza d'onda.
Traffico regolare, tergicristallo velocità uno e mezzo, senza strafare. 
E nel lettore un cd di De Gregori del 78.
Oggi giorno di pioggia, e io sono figlio della pioggia.
Il tassametro scorre insieme alla gocce sul parabrezza, un poeta tirerebbe fuori anche una buona metafora con le lacrime, ma io non sono un poeta, e oggi non è giornata. 
Oggi è solo un giorno di pioggia, e io non piango più da anni.
C'era stato un tempo in cui anche uno sciocco cartone animato mi commuoveva.
Poi deve essere accaduto qualcosa, si deve essere inceppato un meccanismo.
O, più semplicemente, le lacrime sono finite.
La destinazione non deve essere lontana, viaggiamo da parecchio.
Non c'è navigatore, non può averlo chi ha nel lettore un cd di De Gregori del 78.
Provo invano ad orientarmi con le insegne delle strade, fra statisti, santi e navigatori.
Ci fermiamo ad un semaforo, una ragazza sul motorino mi osserva a lungo attraverso il casco. Ha braccia lunghe e sottili ed uno sguardo delicato come un haiku.
Ecco, talvolta mi piacerebbe saper scrivere una poesia su quegli occhi e quelle braccia.
A volte potrai avermi con un fiore, a volte un fiore non ti basterà.
Potrei scendere e chiederle un passaggio.
Risparmierei e forse avrei una vera destinazione. Ma non ho il coraggio.
Mai avuto coraggio con le donne. O sono state loro a non averne abbastanza per stare con me. Meglio le puttane, allora. 
Quelle basta chiedere quant'è per un'ora, tiri fuori cento euro e sai che sono le 9 e mezza.
Il semaforo scatta, la ragazza riparte con una lieve sgommata e l'incanto finisce.
E' di nuovo tutta prosa.
Il tassametro si ferma, ma che siamo arrivati lo capisco dal fatto che spegne il cd.
E in un giorno di pioggia come questo, non ci poteva essere altro da scrivere, da viaggiare e da vivere, una volta finita quella canzone. 



lunedì 14 gennaio 2013

No, non voglio essere solo mai, però ...

Ti senti solo.
Ma è il tuo carattere, come al solito, che ti frega.
Che lo vedevi che quella donna aveva piacere a parlare con te, ma non le hai dato corda.
Perchè sei seguace di Hobbes, homo homini lupus.
Perché John Donne non ti ha insegnato nulla.
Perchè non accetti che con te si possa attaccare bottone.
Perchè ti ripeti che nessun uomo è un'asola.

venerdì 11 gennaio 2013

Da febbraio a gennaio, eh sì, ci può stare

Ma io volevo solo capire, le scrisse Marco.
Eppure lei non rispose.
(Anna permalosa)
Così lui fece delle ipotesi.

Pensò alla luna, e al proprio lato oscuro,
ai tanti sogni infranti contro un muro
a parole private
usate come un tormentone,
pezzi di pizza insieme, stralci di canzone
occhi come lame
per affettare il nulla
e finalmente, dal nero d'illusione
il senso di una culla
e di una nuova stagione,
per cambiare vita e pelle.
Marco pensò, con ragione
ha trovato la strada per le stelle.

martedì 1 gennaio 2013

uè are the champions

I
Leggevo su Repubblica un articolo sulle 13 tipologie di persone fastidiose che ci rovinano la vita.
Il falso, il colpevolizzatore, lo psicopatico ecc.
Io, a detta di tutti, sono almeno due di queste. Il nevrotico ed il lagnoso.
Propositi per il nuovo anno?
Rientrare anche in almeno un'altra categoria.

II
Se scrivo un sms cerco di sintetizzare soltanto per rientrare nei 140 caratteri (ecco la terza categoria, il tirchio!) e dunque anche a me capita di scrivere x ecc..  Però provo una certa repulsione per quelle abbreviazioni che stravolgono completamente le parole. Per dire, ho ricevuto un messaggio di auguri concluso con "un bacio sux". Ora la radice etimologica della seconda parola mi rimandava a baci alla francese, insomma ero anche un po' arrossito dinanzi allo schermo del cellulare. Poi ho capito che significava semplicemente super. Benzina, non saliva.

III
E le chat? Mi trovo su facebook e si apre una finestrella con luce verde e la scritta "we".
We? Che esordio è? Pluralis maiestatis? Come il Papa all'Angelus?
No, voleva dire uè. Capisco le abbreviazioni, ma qui sempre due lettere sono.
Anzi, mi sono informato in giro, più spesso l'esordio quando non ti senti da tempo è weeeeee.
Come se per strada incontri un amico e suona la sirena dell'ambulanza.
Soluzione non scontata, per chi invece di salutare dice we.

IV
A mezzanotte guardiamo dal balcone i mille fuochi d'artificio che la gente campana esplode.
Sì, la gente campana, a mezzanotte, esplode, anche quest'anno.
Noi siamo rimasti a casa, al calduccio. Non è affatto conveniente uscire.
Solo che mia figlia di sette anni, sentendo tutto quell'entusiasmo pirotecnico in strada, mi chiede, con delicatezza assunta dal dna paterno: "scusa, papi, ma com'è che tutti sono fuori a divertirsi e noi siamo chiusi qui dentro come vermi?".
I vermi sono contenti a stare chiusi. Quelli si arrabbiano quando apri la mela e li trovi, fino ad allora erano i più felici del mondo. Secondo proposito per il 2013. Convincere mia figlia della bontà del divano.

V
Al di là di queste sciocchezze che ho scritto, che regalo mi attendo dal nuovo anno?
Non lo so, davvero. Spero che non si presenti mai il genio della lampada, mi metterebbe in forte imbarazzo.
Se proprio devo ricevere qualcosa, un pensierino, mi piacerebbe avere una calamita.
Sin da piccolo le calamite mi hanno sempre attratto.