Mi piace mettere paletti. Mi sembra che le cose così organizzate riescano meglio.
Non tradisco. Come ho scritto nel post precedente. E mi fa stare bene questa certezza.
Perché non devo riflettere se sia una scelta mia o degli altri.
Non esco se non per lavoro. Che diluvi o ci sia il sole preferisco trascorrere il mio tempo libero nelle cose che mi piacciono, la maggior parte delle quali contempla che io sia solo a casa con i miei hobby. Uno dei quali è leggere, e proprio ieri in un romanzo ho trovato questa frase: il grado di solitudine di una persona si vede dal come sa gestire senza problemi il proprio tempo nelle giornate di pioggia.
Non suono più in pubblico dopo i quarant'anni. Però a quarantacinque mi sto concedendo delle deroghe, per ragioni particolari, perché lo faccio con un amico che non frequentavo da anni, perché è un'occasione particolare. E mi dico che è l'eccezione che conferma la regola.
Esempi ce ne sarebbero molti altri, a parole. Scrivendoli, mi rendo conto che nessuno di questi paletti è conficcato così saldamente. Fossi in un horror, il vampiro starebbe per aprire gli occhi e mordermi.
Perché come al solito è tutta questione di prospettiva.
Come stamattina, che dopo lo shampoo ho notato con piacere che ci sono sempre meno capelli nella vasca, che prima mi lamentavo che me ne cadevano un sacco, invece oggi soltanto qualcuno. Ma nel momento stesso in cui lo pensavo ed ero davanti allo specchio, mi rendevo conto della vera ragione.