"La vita, amico, è l'arte dell'incontro", scrisse una volta qualcuno, che poteva essere Vinicius de Moraes, Giuseppe Ungaretti o Sergio Endrigo. O magari tutti e tre insieme.
Ed è verissimo.
Perché l'incontro che ti cambia la vita non è una mera casualità, non credete alle sciocche leggende sull'esistenza del destino. Il proprio percorso va costruito, minuziosamente.
La persona che ti piace sul serio, con cui vuoi costruire una vita insieme, non ti basta incrociarla per caso nella metropolitana e innamorarti del romanzo che sta leggendo, facendo in modo - come scrisse David Foster Wallace - di farti piacere prima le cose e poi la persona a cui piacciono (per poi, in seguito, fare l'esatto contrario).
Certo, questo succede, eccome. Ma poi devi lavorarci.
E non devi fare come me, che ad una splendida ragazza in treno che leggeva Io uccido di Faletti e non mi dava retta, al momento di scendere le confidai che l'assassino era il dj.
E non devi fare come me, che ad una splendida ragazza in treno che leggeva Io uccido di Faletti e non mi dava retta, al momento di scendere le confidai che l'assassino era il dj.
Come Troisi in Ricomincio da Tre, devi invece fare in modo di incontrarla ancora, e parlarle. E per questo ci vuole impegno, fosse anche una corsa spericolata intorno all'isolato, dopo averla vista, per spuntarle davanti, così, per caso. Affrontando anche il rischio di non riuscire a spiccicare una parola a causa del fiatone, e di rimanere piegato con le mani sulle ginocchia, mentre lei, magari prendendoti per pazzo, se ne va senza dire una parola.
Ma se sei fortunato, anche in quel caso, dove te la sei giocata effettivamente maluccio, potrebbe sfuggirle un sorriso. E allora, davvero, quell'incontro sarà diventato arte.
E, dunque, vita.