Non sto a raccontare i tentativi, davvero poco credibili.
Fatto sta che per fortuna fallirono, ma non ero certo che, come stavo messo, non ci avrei riprovato. Così pensai che parlandone con qualcuno avrei esorcizzato la cosa. Non avrei detto della ragazza, me ne vergognavo, ma dei miei pensieri suicidi sì. Il giorno dopo, durante una delle consuete lunghe passeggiate pomeridiane con un mio amico per andare a fumare di nascosto da sguardi indiscreti nel bosco di Torrusio, verso Montemagliano, decisi di confidargli il mio insano gesto. Eravamo seduti l'uno accanto all'altro su un masso ricoperto di muschio, fra gli alberi. Mi avvicinai ancora di più e, preso il coraggio a due mani, gli sussurrai: non posso dirti perché, ma ieri notte ho tentato il suicidio.
Lui mi guardò compassionevole.
"Capisco che è difficile èsse ghèi, però re t'accìri proprio non ne vale 'a pena. Non te preoccupà, te stao vicino io".
Nel dire questo però si allontanò platealmente.
Io lo osservai stupito, non sapevo se dicesse sul serio. Ma lui scoppiò a ridere, e inevitabilmente lo feci anch'io. Poi mi mise una mano sulla spalla.
"È stato ppe' cchedda, no?"
Io annuii. "L'avevi capito?".
"Pensa a 'sta buono. Fra vint'anni nge pienzi e tte fai 'na risata".
Sono passati ben più di vent'anni.
Stanotte, come mi capita talvolta in periodi di stress, ho sognato di volare dal balcone.
Senza ali. A piombo.
E mi è tornato in mente quell'episodio, e ho riso.
Una benedizione.
Non ho più parlato con quella ragazza, e anche con quell'amico, all'epoca per me molto importante, ci siamo incontrati sempre più di rado, il lavoro e le circostanze della vita ci hanno diviso.
Ma quando ripenso alle risate che ci siamo fatti, vorrei tanto essere ancora seduto insieme a lui su quel masso, in un giorno di estate, per dirgli che aveva proprio ragione.
Sempre meglio pensa' a sta buoni, anche quando stai male.
Lasciarsi sempre il tempo per un altro sorriso.