Certe volte penso che mi piacerebbe scrivere la mia autobiografia.
La romanzerei un bel po', come del resto faccio sempre quando parlo di me.
Ma sarebbe inevitabile. Diversamente, a raccontare la nuda verità, la maggior parte delle pagine descriverebbe una persona immersa in una continua "zona del crepuscolo", fatta di giornate tutte uguali, noiose, e di pensieri di inadeguatezza, di horror vacui e di tempo vanamente sprecato.
Stasera ... Potrei cominciare parlando di stasera.
Ma ancora una volta siamo alla fine di un giorno uguale agli altri, nel quale fatico ad intravedere luce.
Solo che sto ascoltando una canzone, una bellissima voce.
E quella canzone e quella voce mi riportano a tanti anni fa, ad un piccolo me di otto anni.
Che ancora non sapevo suonare nessuno strumento, ma cantavo a squarciagola Gloria, mentre il mio cuginetto, testimone di Geova, appena si arrivava alla frase "con te nuda sul divano", correva ad abbassare il volume, temendo un'eccitazione contraria alle Sacre Scritture e la punizione del Dio vendicatore dell'Antico testamento.
Un piccolo me, costretto a vivere per qualche mese da mia zia nell'estate del '77 in cui mia madre moriva per venti minuti insieme al mio fratello mai nato per una gravidanza extra-uterina. E che - incredibilmente non diventato gay - passavo l'estate a leggere fumetti e fotoromanzi della mia cugina quattordicenne, ad ascoltare le prime radio libere, con le dediche telefoniche "da un Toro ad una Vergine con speranza", con ancora una volta l'immancabile Tozzi e la sua Ti Amo, a cristallizzare nel mio immaginario la donna che stira cantando e il bambino che tà, sogna cavalli e si gira ...
E l'estate '78 (ché Tozzi faceva un'hit ad ogni estate!), al mare ad Ascea perseguitati dal dan-dabadan dell'ipnotica Tu, la cassetta con la copertina gialla e blu (la mia prima cassetta), mentre ci abbuffavamo di gelati col biscotto e partite a briscola, con quel piccolo me, già presuntuosamente autistico, che contava in microsecondi i punti di tutti, mentre gli altri si arrabbattavano sulle punte delle dita, alluci e talloni ...
Tozzi ha pubblicato di recente un album di inediti e di vecchi brani riarrangiati, la sua voce è ancora la più bella della musica italiana. Per tutti i ricordi che mi evocano, dovrei essergli grato e correre a comprarlo. Sicuro.
Invece l'ho scaricato da E-mule. Ci ho messo una settimana, sicuro ho speso di più per tenere il pc acceso e collegato in rete tutto 'sto tempo, e in tasca all'Umberto non è andato nulla.
Ma io sono così, mi nutro di emozioni, ma le scrocco, non le merito e non le ricambio.
Così scrivo, mettendomi a nudo, solo con la speranza che qualcuno mi legga e mi faccia un commento, ma non leggo mai quello che scrivono gli altri, perché mi annoia o perché sono invidioso se mi piace.
Faccio complimenti alle donne pur non credendoci, solo per farle innamorare, mentre amo solo me stesso.
Poi in uno scatto di verità (ed un èmpito di solitudine) vado su facebook, e vorrei dire davvero quel che sto pensando, ma sarebbero solo parolacce, visto quel che trovo scritto.
Oppure direi la parola aiuto.
Ma quella, se la dici, e poi non ti aiuta nessuno, ti girano ancora di più. E allora la volta successiva non c'è l'alternativa: solo parolacce ...
Come quel piccolo me, quando si spezzò il nastro di quella cassetta di Tozzi, mentre la riavvolgevo con la penna. E così, quando, dopo trentaquattro anni, l'ho sentita di nuovo, ho pianto, giuro. Come un idiota. Senza ritegno.
Per quel bambino che pensava di dire e sentirsi dire Ti Amo credendoci entrambi.
Che sognava cose importanti, di ottenere Gloria, di trascorrere meravigliose Notti Rosa.
E invece è qui, a quarantatrè anni, da solo, a scrivere pezzi incoerenti della propria squallida autobiografia.
Pensando che il tempo è ormai passato, definitivamente, ma invano. E che di certo si poteva dare di più.
"fammi abbracciare una donna che spira cantando"... questo io capivo allora. Spira, non stira. Una donna che tira le cuoia durante un'attivitá domestica quotidiana, un infarto causato dalla grande felicitá dell'abbraccio del suo amato, o dal fatto che lei non se l'aspettava proprio quell'abbraccio. Morta di sorpresa, o di felicitá. Insomma, a me suonava bene, e la canzone mi piaceva proprio per questo: immagina la delusione quando, anni dopo, ho letto il testo.
RispondiEliminaBax elsker
... a me sembrava ancora più incredible che una donna stirasse cantando, a meno che non fossero litanie; infatti, quelle volte che io ho provato a stirare, fra pieghe e scottature, ho invocato numerosi santi :)
EliminaBox (inteso come scatola di baci). G.
Questa è la cosa più triste e vera e bella che ho letto in questo caldo luglio! Triste perchè nostalgicamente molto simile alla mia infanzia! E io che non ho ricordi belli, mi pare, quando leggo qualcuno che sa averli fra un ricordo doloroso e l'altro, mi sento quella cosa che molti chiamano speranza che mi cresce nel cuore. A me non mi viene mai a trovare, la speranza, quella di poter ricordare qualcosa che mi ha emozionato davvero, voglio dire. La musica a volte mi sembra talmente bella che mi fa stare male... e non so essere masochista di mio, quindi non posso ascoltare della bella musica che ha effetti nostalgici; che anche la nostalgia mi fa male!! No, non si può mica! Che poi cado nel passato.Ma ammiro molto chi può, chi sa farlo.
RispondiEliminaCadere nel passato non è 'sta gran cosa, ti scotti e ne esci tutto rosso di pomodoro :)
RispondiEliminaIn realtà per me è facile, il mio tempo è da sempre l'imperfetto.
Grazie del commento, per tutte le ragioni di cui sopra ...
Porta pazienza con i tuoi lettori. Vengono, leggono, pensano. Incerti tra il favore costante ma silenzioso e il plauso pubblico ma scomposto, chè l'apprezzamento manifesto e decoroso non è facile da realizzare. quasi come un post ironicamente melanconico, quasi come un'autocritica coraggiosa e dolente, quasi come un download da e-mule (ma funziona ancora e-mule??!)
RispondiEliminam.
Il mio e-mule, visti i tempi di scarico e che spesso scambia i file, è più e-ciuccio :)
RispondiEliminaE i miei lettori sono le persone con cui più porto pazienza, proprio perché non ce n'è bisogno, tanto sono da me indecorosamente graditi che non so neppure come dirlo ...