Poter volare.
Un bambino preferirebbe sempre poter volare.
A qualsiasi altra possibilità, ad utopie ancor più irraggiungibili.
Uno dei tre desideri da consegnare al genio della lampada è sempre poter volare.
Poi si cresce.
E non solo non si vola mai.
Ma non si pensa nemmeno più di volerlo fare.
Non ricordo neppure quando ho dimenticato l'isola-che-non-c'è.
Nè perchè ho fatto quel nodo al fazzoletto.
Non solo per rompermi il naso quando ho il raffreddore, spero.
La madeleine stavolta è stata una canzone di Finardi.
"Oggi ho imparato a volare", appunto.
Così ho sfregato di nuovo la mia lampada personale.
Tutte risposte con la esse. Le solite. Salutesessosoldi.
Ma le ali, no, non ci ho pensato.
Mai leali con i nostri sogni.
Intanto il cd arrivava ad extraterrestre.
Quello che voleva un pianeta su cui ricominciare.
E poi voleva tornare a casa per ricominciare.
Che una ragione la trovi sempre e solo dentro di te.
Per andare avanti.
Che sia dovere, rassegnazione, o sciocca speranza nel tuo Cristo personale.
Volare, una volta che hai imparato, dovrebbe essere una cosa che non si dimentica.
Come nuotare. O come affondare.
Che una volta sotto, si scende che è un piacere.
Magari ad un certo punto ti torna in mente come si fa.
Come da bambino su quella terrazza del condominio, dove mamma stendeva i panni.
Era il 1976. Roma ai miei piedi.
Stendevo una manina e potevo toccare il Cupolone.
Chiudevo gli occhi e volavo sui sette colli, sul Gianicolo, insieme ai cigni sui laghi di Villa Pamphili.
Poi mi cadeva lo sguardo sulle mattonelle sbreccate, a quei piccoli insetti puntini rossi che li schiacci e rimane la scia color carminio, e pensavo che quello restava della nostra vita, se andava bene.
Ora ripenso a quella terrazza.
Il volo è quello di Lucentini, di Primo Levi, di Monicelli.
No, no! Tu mica hai smesso, che se io sono appena tornata da un volo sopra un terrazzo di Roma dove ci giocava un bambino, vuol dire che pure tu per racontarmelo ci hai volato per un momento lì sopra. Ancora, come allora. E per me è stato bella cosa, molto dolce... stranamente dolce, trattandosi di questo blog. Potrei abituarmici... ma mi sa che forse... è solo l'effetto Finardi, cinicamente detto.
RispondiEliminaSam
Sì, è solo l'effetto Finardi.
RispondiEliminaE allooooraaaa?!!!
RispondiElimina... a me questo post è piaciuto, forse un po' funereo il finale, ma in fondo alla nostra età si può pensare di volare solo così (o con Air One, ma forse il finale sarebbe lo stesso).
RispondiEliminail volo funereo è quello in assoluto più reale; basta saperlo prendere alle quote giuste... e quelle che sanno accogliere le termiche ironiche che spingono verso l'alto e non mi pare tu abbia alcun problema in tal senso. E sia chiaro che non vi sono doppi sensi in queste tre righe... a meno che tu non voglia trovarceli.
RispondiEliminaanche a me questo post è piaciuto, perchè la malinconia è come il miele: quando tiri su il cucchiaio i riflessi dorati e la totale assenza di asperità, pieghe e spigoli ti consolano ancor prima di averlo gustato e chisseneimporta se è appiccicoso e un po' stucchevole, pare faccia bene...
RispondiEliminam.
... termiche ironiche e riflessi di miele dorato ...
RispondiEliminaSolita cosa dei commenti scritti meglio del post ;)
Infatti, sospetto che Lucentini e c. avessero appena letto il mio blog.
niente di più facile, niente di più facile...
RispondiEliminasam