Noi
umani siamo fatti così. Conosciamo il nostro destino comune, eppure, quando la
fine si approssima, ci sorprendiamo stia per accadere anche a noi. Siamo
individualisti, ci crediamo eletti, pensiamo che il nostro mondo ovattato ci
proteggerà per sempre, e invece quel giorno, il giorno, purtroppo, arriva per tutti, e non risparmia nessuno.
Ed è
arrivato anche per me, ormai, devo rassegnarmi.
Come in
quella canzone di Guccini che ho ascoltato spesso, “L’ultima volta”, provo ad assaporare con intensità gli ultimi
istanti, sebbene sia ormai quasi incosciente.
Sento
le voci familiari sempre più lontane, avverto la loro preoccupazione crescente,
la loro ansia, forse nemmeno loro, sebbene ugualmente preparati, se
l’aspettavano così presto. Ma ormai non c’è più nulla da fare, salvo sopportare
la cosa con rassegnazione.
C’è chi
affronta questi momenti con fiducia.
I
credenti. Quelli che immaginano una vita anche dopo.
Io non
so cosa pensare. Il tempo è passato e un’opinione non me la sono fatta ancora
e, a questo punto, inutile arrovellarmi troppo, sono già alla fine del tunnel,
non mi resta molto e poi saprò se c’è luce. O un buio assoluto e desolante.
Che poi
il problema non è il buio.
Perché
se te ne accorgi, vuol dire che esisti.
E il
buio ti protegge. Non fa distinzioni.
Protegge
i cacciatori e le prede.
Il buio
mi è sempre piaciuto, mi tiene compagnia.
Se in
fondo al percorso che oggi ho intrapreso sarò ancora nell’oscurità, rimarrò
accovacciato come sono ora, con gli occhi chiusi, e mi lascerò coccolare.
Il
problema è il nulla.
Un buio
in cui rimanga fuori tutto ciò che ho amato.
Mamma
che mi cantava la ninna nanna, i baci teneri di mia sorella Lilith. E le mani
forti e calde di mio padre, le sue passioni che ha voluto con ogni forza
trasmettermi, pur nella mia condizione. La musica, prima di tutto, ma anche la
passione per le storie.
Ascoltare
la sua voce narrare mi ha fatto conoscere con la fantasia cose che diversamente
non avrei potuto neppure immaginare.
Addio
genitori come vi ho conosciuti. Addio, dolce Lilith.
Non mi
sentono, ottenebrati dalla loro sofferenza per me, l’estremo paradosso. Sento
mia madre vibrare, spasimare, stingermi, quasi provare a trattenermi qui, come
se fosse possibile, come se il cammino non fosse segnato, come se non fosse
stato chiaro a tutti già da tempo quel che sarebbe accaduto. Troppo tardi, ora,
piangere.
Gli
ultimi istanti. In tanti hanno provato a narrarli, ma sono state sempre storie,
raccontate da altri. Nessuno ha potuto lasciarci una cronaca completa, perché
nessuno è mai tornato qui.
Ci sto
provando anch’io, ma sarà giocoforza una storia incompiuta, perché la parola
fine non potrò essere io a metterla, io già non ci sarò più, e toccherà ad
altri testimoniare, tutto questo per me resterà nell’oblio.
I
singhiozzi laceranti di mamma mi accecano, mi scuotono, non immaginavo ne
avrebbe sofferto così tanto, è un dolore che mi sconcerta ma, in fondo, mi
conforta: a dispetto di quel che dicono i proverbi, non sono solo, in questo
momento difficile.
E così
ho la presunzione di fare un po’ di compagnia anche a voi, perché pure ne
avrete bisogno, un giorno o l’altro, non lo dico per essere menagramo, lo
sapete. Chi un giorno leggerà queste parole, non sorrida, non le scansi, non
pensi “non toccherà a me”, ricordi Hemingway (quanti racconti mi ha letto il
caro padre!), la campana suonerà anche per lui, suonerà per tutti.
Oggi
sta suonando per me.
Il
momento è giunto, il dolore infinito sta per finire. Madre, non piangere più,
ti prego, altrimenti farai piangere anche me e finora ho resistito, non farmi
riempire gli occhi di lacrime, voglio vedere con chiarezza cosa c’è in fondo al
tunnel.
Luce.
Alla
fine era luce …
I coniugi Woodehouse e la
sorellina Lilith sono lieti di annunciare la nascita del loro bambino, avvenuta oggi.
Il piccolo sta bene, non piange, è molto curioso.
Ah che bella cosa! Cioè, come dire che nascere è un po' come morire... e allora, magari, morire sarà un po' come rinascere. E magari siamo già rinati e non lo sappiamo. O magari non siamo mai nati e non siamo mai morti e non nasceremo mai e non moriremo mai... magari ci cambieremo solo d'abito e usciremo in un altra dimensione, in un altra forma. Magari saremo un' altra cosa, o magari no, magari non saremo niente. E forse lo siamo anche adesso, niente... dei niente che pensano e allora si credono qualcosa. Siamo dei niente illusi di essere? Boh! . Ecco... questi sono i racconti che mi fanno partire il vortice, quello che mi risucchia giù, giù, non so di preciso dove. Per risalire poi ci vuole moltissimo tempo.
RispondiEliminasam
Io credo che sia un bene anche, ogni tanto. essere risucchiati dal vortice.
RispondiEliminaE che la risalita possa aspettare :)
Grazie dell'apprezzamento, Ingenua Sam.
Giusto! Che sarà mai poi tutta questa fretta di rasalre?! Si sta pure bene sul fondo, perlomeno finché non ci si accorge che si sta girando a vuoto... ma a volte non accade; a volte si ha addirittura la sensazione che si stanno aaffacciando intuizioni geniali! Ma son sempre sensazioni infingarde e alla fine è sempre un bluff! Però, finché dura...
RispondiEliminasam l'ingenua