Uno dei drammi dei nostri tempi è l'assenza di meritocrazia. A tutti i livelli, persino nei sentimenti. Ho appena letto in un illuminante stato su facebook che "è scientificamente provato che i bei ragazzi stanno con le cesse". Cosa abbiano fatto queste ultime per meritarsi l'amore degli uomini più ambiti non si spiega se non con delle raccomandazioni. Non ci stupiremmo affatto se le cesse in questione fossero parenti di qualche politico!
Conosco tante persone che scrivono da Dio, inventano storie affascinanti, non soffrono di congiuntivite, eppure le loro opere rimangono forzatamente nel cassetto perché sono dei perfetti sconosciuti, il loro nome non tira. Al loro posto, negli scaffali delle librerie e nelle classifiche di vendita, trovi volumi scritti da squallidi personaggi televisivi pubblicati dalle migliori case editrici nonostante quando parlino non sappiano neppure mettere in fila due parole senza intervallarle con un rutto. Però la gente li conosce e dunque quando vede il loro faccione in copertina (perché, in assenza di contenuti che possano attrarre, in copertina mettono proprio il loro faccione) ne compra i libri.
Nuove schiavitù e vecchi fantasmi.
Corollario di quanto sopra è lo sfruttamento. Del professionista ignorante che nonostante tutto riceve incarichi prestigiosi in virtù delle sue conoscenze, e per svolgerli si rivolge a collaboratori onesti e sottopagati, che lavorano nell'ombra e destinati ad un perenne oblio. O dello scrittore analfabeta che grazie alla sua improvvisa fama per qualche apparizione televisiva ad un reality ottiene un contratto per la pubblicazione della sua autobiografia e però non essendo in grado di scrivere altro che io naqqui e ogi sono tando canosciuto, si serve di un ghost writer, cioè di uno di quei bravi autori di cui parlavo in precedenza, penalizzati per non essere nessuno (per il mondo editoriale) e che in questo modo passano da nessuno in senso tecnico a Nessuno in senso Omerico: persone che compiono delle azioni significative ma per il gioco del fato (leggi: mercato) il loro nome non viene tramandato ma solo le loro gesta, attribuite ad altri dalla Doxa. Che non è la società di sondaggi, ma la Fama, che - perfetto esempio di adattamento ai tempi - invece di premiare chi lo merita torna sempre dove era già stata. I proverbi non sbagliano mai. I soldi vanno da chi ha altri soldi. Il cane morde lo stracciato.
E la Fama è cosa diversa dalla Fame, una esclude l'altra.
Vivere? E' passato tanto tempo...
Certo, queste riflessioni sembrano fuori posto in questi giorni di festa. Ma non erano volute. Il tutto nasceva - come quasi tutti i miei post - da un gioco di parole pensato in una notte insonne, sul quale costruisco un articolo. Questa volta, parafrasando l'espressione ghost writer, mi era venuto in mente che in certe occasioni più che uno che scriva al posto tuo, occorrerebbe uno che vivesse al posto tuo.
Un ghost lifer, neologismo inesistente (lifer è più propriamente il condannato a vita).
Utile a salvarti dal colesterolo nei cenoni natalizi, a rispondere per te a quelle insensate catene di auguri fintissimi che ricevi su whats'app o tramite sms, in modo da lasciarti il tempo di rispondere personalmente a quei pochi, veri amici che ti hanno inviato auguri sinceri, quelli pensati apposta per te, che menzionano te e la tua famiglia per nome, che sanno cosa vuoi lasciarti indietro di questo anno passato e cosa desidereresti accadesse nel nuovo.
E utile a scrivere questi insensati post natalizi sul tuo blog che nessuno legge e che ti facevano perdere un sacco di tempo per rispettare il proposito di scrivere sempre e comunque un post a settimana. Mentre tu col tempo guadagnato dal non avere scritto questo post te ne vai in giro a consolare le belle ragazze sole e disperate da quando è stato scientificamente provato che i bei ragazzi stanno tutti con le cesse. E' il tuo momento, Giovanni!
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