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domenica 22 luglio 2012

Non è Francesca

Quando hai amato una persona una volta, l'amerai per tutta la vita.
Perché amare è come nuotare, come andare in bicicletta.
Cose che non si dimenticano.

Ho ritrovato in un vecchio cassetto un quaderno di tanti anni fa.
Di quelli che non si usano più, con la copertina nera e i bordi delle pagine colorati carminio.
C'era una poesia che avevo scritto, una poesia d'amore.
Francesca, si chiamava lei, ma forse era un nome di fantasia.
O forse no, che io avevo davvero una compagna di scuola di nome Francesca.
Insomma, a rileggere le frasi intense e ingenuamente passionali, io quella ragazzina l'avevo amata sul serio.
Solo che non riuscivo a ricordare niente di lei.
Né il bel volto diafano incorniciato da capelli corvini, né le labbra così anelate, di cui era unico testimone quel quaderno dei tempi andati. E io, che sono un avvocato, so bene che dei testi non c'è troppo da fidarsi.
Giocherello distratto con le pagine, ormai perso in pensieri altri, e in terza di copertina, accanto alla tavola pitagorica, scorgo un elenco scritto a mano.
Tutti gli alunni di quella classe, una quinta elementare di più di trent'anni fa, a Roma.
Ed anche quel nome. Dove sarai ora, Francesca?
C'è anche un cognome, di cui non avevo alcuna memoria, e oggi, a differenza di una volta, quando per fortuna potevi perderti per sempre, c'è Facebook.

Ho ritrovato Francesca, o quella che il cognome e i pochi ricordi che ho mi fanno pensare che sia lei. Le ho chiesto l'amicizia, lei l'ha accettata.
Ma non ho mandato nessun messaggio, non ho dato alcuna spiegazione, né lei me ne ha chieste.
Magari crede che io sia un amico di un amico. "Persone che potresti conoscere".
Quelle a cui, se ti chiedono l'amicizia, gliela dai (l'amicizia!) senza pensarci troppo.
E, del resto, cosa potevo dirle?
Sei la bambina che ho amato tanto?
Un amore che avevo dimenticato?
Perché gli amori si dimenticano. Non credete ai proverbi, alle frasi fatte.
Io una volta riuscivo a restare a galla, ora affondo come una pietra.
Mia figlia ha imparato ad andare in bici, poi si è bucata una gomma, il tempo di ripararla e non sa più stare in equilibrio e ha le gambette piene di lividi.

Ecco cos'è Francesca, cosa sono gli amori di un tempo. Lividi dell'anima. 
Che se per caso ti trovi a sbatterci, un po' fanno male, e tu lì a pensare per un secondo: ma quando me lo sarò fatto? Poi lasci perdere e ti tuffi di nuovo nella vita del presente.
Nella quale io, appunto, affondo come una pietra.


10 commenti:

  1. Non si dovrebbe mai bucare, l'anima, che poi non è più la stessa cosa. Però succede, sempre. Che l'amore è fatto per non essere più la stessa cosa. Come la vita. Molto romantica questa storia, che son certa essere è vera. Io da piccola disegnavo e scrivevo filastrocche sulle vacche al pascolo e sui calabroni che s'infilavano nelle cortecce e nel legno vecchio... mi dispiace, ma non potrò mai trovare una poesia dedicata ad un antico amore. Sei un uomo fortunato!! :)

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  2. ma io la vorrei sentire una filastrocca sulle vacche al pascolo!
    Allora sì che mi sentirei un uomo fortunato :))

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  3. Ho perso la mia prima anima gemella che avevo 7 anni. Lui, Mauro, un bambino bello come il sole e mio coetaneo, era il mio compagno di giochi e fidanzatino in nuce. Vivevamo nello stesso palazzo, io al primo piano e lui al settimo. Ogni giorno a fare le scale per volare da lui, che avevo paura dell'ascensore. La mia prima esperienza di vita in totale simbiosi con un altro essere umano. Poi, da un giorno all'altro, lui scompare. La famiglia si é trasferita nottetempo a Trento, e i nostri solerti genitori avevano deciso che una rottura brusca e non preannunciata sarebbe stata meglio per noi. Eppure. Sono passati piú di 30 anni, e a lui penso ancora spesso. Ricordo esattamente nome e cognome, solo che lui su Facebook non c'é. Se un giorno ci sará, gli chiederó l'amicizia e in un bel messaggio privato gli scriveró per ricordargli chi ero e lui lo saprá giá, ne sono convinta.
    Tutto questo per dire due cose: numero uno quella Francesca ricorda assolutamente chi tu sia, per questo ha accettato la tua amicizia. I bambini delle elementari hanno molta piú memoria di quanta ne abbiamo noi stagionati, checché ne dica il curriculum vitae. Si aspetta che sia tu a scriverle per primo, perché cosí vuole la netiquette: di certo sa chi sei, ora sará curiosa di sapere cosa vuoi.
    Numero due: gli amori, maturi o bambini, non sono lividi. Sono medaglie, che noi combattenti ci facciamo appuntare al petto da altri combattenti che occasionalmente o meno incrociamo al fronte della vita e facciamo avvicinare quel tanto che basta al nostro naso. Sono ricordi di battaglie, di vittorie e di sconfitte, comunque di momenti in cui ci si é messi in gioco. E non c'é niente di male a passarle in rassegna di tanto in tanto, e a lustrarle per farle tornare a risplendere. Ce le siamo guadagnate sul campo, perbacco!
    bax elsker

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  4. Io penso semplicemente che i tempi corrispondono, e che Mauro se ne scappò con Francesca :)
    Se fosse davvero così, i brividi dovremmo farli a loro!!

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  5. Sì, beh, allora ci sarebbe questa:
    Vacca che sfili e sfilacci la coda
    lenta cammini e la mosca s'invola
    vacca che guardi con gli occhi sgranati
    schiacci le zolle con piedi squadrati.

    Vacca che ridi di morbido muso
    ti gratti sui tronchi con lento piacere
    campane di bronzo e frastuono e fanfare
    ti fermi soltanto per l'erba arraffare.

    Poi c'era quella del toro verde dalle ciglia lunghe, ma è un altra storia.

    L'anonima del 22 luglio.

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  6. x l'Anonima (sembra una lettera da Banda della Magliana)

    Letta la tua poesia (vacca se è bella!)
    ora dovrei pubblicare quella per Francesca.
    Ma non può stare alla pari con la tua.
    Dimmi una cosa, ma era un'ode alla mucca in generale
    o ad una in particolare?

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  7. Hilda, la mucca Hilda! Era una vacca bruna alpina, di evidenti origini tedesche, lo si capisce dal nome, no? Con una mammella tutta piegata di lato; un po' comica, ma per nulla semplice da mungere. E tuttavia si meritava una filastrocca, che lei muggiva in silenzio, proprio come se non avesse voluto disturbare nessuno, lei muggiva piano piano. Mi pareva una di quelle qualità rare da compensare in qualche maniera. E le recitai la filastrocca e lei fu contenta.
    l'anonima del 22 luglio

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  8. ... e il latte fu più buono, per un po'. Ma poi la dolce Hilda, stufa di filastrocche, se ne scappò sulle alpi con il toro verde dalle ciglia lunghe (e non solo le ciglia)... :)

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  9. Uh? Sì, fu così che andò... più o meno, salvo il fatto che il toro verde con le ciglia lunghe era un po'... come dire? Volubile, ecco. E alla dolce Hilda spesso preferiva le giovani manze dei pascoli alpini, anche se poi, a sera, il DonToranni verde dalle ciglia lunghe tornava sempre da lei. Ma la cosa non passò inosservata: Hilda a fine carriera aveva le corna come quelle di un muflone e fu un caso davvero strano, dissero.
    l'anonima del 22 luglio

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