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lunedì 17 settembre 2012

L'apparenza

Apparenza n. 1

Ho scoperto un nuovo widget per il mio blog.
Fino a qualche anno fa non sapevo che volesse dire blog.
Fino a ieri non sapevo che volesse dire widget.
Messe insieme le due cose, in sostanza si tratta di una funzione in più per i lettori di questo diario.
Il traduttore.
Ovviamente a nessuno interessano queste quattro sciocchezze che scrivo, figuriamoci se uno straniero potrebbe mai pensare di volerle tradurre.
In questo caso, invece, il widget serve a me.
Sapeste lo sfizio di tradurre in tutte le lingue queste quattro sciocchezze che scrivo!
In inglese facevano la loro figura, in francese suonavano romantiche, in tedesco acquistavano un'autorevolezza che normalmente non hanno, in norvegese, bè, suonavano un po' fredde (ahahaha).
Uno degli ultimi post si intitolava Pig brother.
L'ho tradotto in varie lingue, poi, invece di tornare all'originale, ho sbagliato e ho chiesto la traduzione in italiano, e mi è uscito Pig fratello. Chissà perché non porco fratello?
Sarà che sono figlio unico.

Apparenza n. 2

Non bisogna lasciarsi andare, la routine può essere sconfitta.
Anche stare seduti otto ore ad una scrivania può essere passabile, con un po' di impegno.
Puoi mettere una foto nuova sul desktop, cambiare le tende, trovare una nuova stazione radio.
Non rammaricarti se il tuo autore preferito ormai scrive libri insulsi, lasciati consigliare, svaria.
E' vero, De Gregori ha scritto una cinquantina di volte la stessa canzone, ma poi ti trovi a sentire l'ultimo di Dylan e ti accorgi che ha copiato De Gregori, dunque rivaluti tutto.
Il solito tran tran. E' chiaro che ontologicamente è proprio così.
Ma se ti abbandoni, è la fine.
Il sesso. Venti anni, sempre nella stessa posizione, io dietro e lei davanti.
Chiaro che non ne puoi più. Un po' di fantasia, e le cose migliorano!
Ieri notte è bastato girarla e tutto è andato alla grande.
Anche perché non era lei.

Apparenza n. 3

Una volta ho scritto una poesia di Montale.
Sì, l'ho scritta io. Una poesia di Montale.
"Quando scendevamo insieme le scale che portano al mare ...".
E dovete vedere tradotta in polacco, che figata.
Sembrava di Szymborzska. Chissà come si scrive.
Lo so, potrei vedere su wikipedia, ma così sono buoni tutti.
Una volta ho scritto una poesia di Bukowski.
C'erano una città americana con la neve
e un frigorifero con dentro roba andata a male.
L'avevo scritta io. Di Bukowski.
Una volta ho scritto una poesia. Mia.
Parlava di un amore che mi aveva perso.
Ho provato in tutte le lingue del mondo.
Un vuoto intraducibile.
E purtroppo, tutto mio.




10 commenti:

  1. C'è sempre da stupirsi,anche dove e come meno meno te lo aspetti!Altrimenti non ti stupiresti mica. Non tanto.
    La prima apparenza mi ha stupita molto e la confermo, che ti ho tradotto in tutte le lingue ed è prprio come dici.
    La seconda è illuminante, sulle nascoste soluzioni possibili, voglio dire.
    La terza è estremamente triste, ma posso capire che un poeta enorme quale sei, non può scrivere se non perchè è molto triste.
    SAM

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  2. più che altro uno spaghetto enorme ...

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  3. Sei fra le mie paste poetiche lunghe preferite, se non la preferita, pensa. Son rari gli spaghetti che escono così lunghi; di solito si rompono prima, anche per ragioni di commmercializzazione, ovvio.Ma anche per gli spaghetti fatti in casa, non ce la si fa a farli così lunghi. Uno spaghetto di 1,85 m quante porzioni saranno? Sei un record, poeta!
    Sam

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  4. ma anche tu sei di ottima pasta!! :))

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  5. All'uovo. Faccio ingrassare... e incazzare, ho visto... ma non mi pongo il problema. In tempi di magra la dieta è forzata; in tempi di vacche grasse la dieta è una scelta. :P
    SAM

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  6. Forse è solo apparenza, ma sto posto mi pare... fermo. :(
    sam

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