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domenica 21 febbraio 2016

L'Eco di uno scontrino

Quando, all’incirca dieci anni fa, mi affacciai al mondo del blogging, si trattava di un universo in piena espansione. Erano state create svariate piattaforme ed ognuna di esse accoglieva un numero esagerato di blog, la gran parte dei quali, pur presentando contenuti assolutamente banali – o forse proprio per questo – aveva un notevolissimo seguito. Si trattava di veri e propri diari, in cui quotidianamente si raccontavano le proprie riflessioni e descrivevano eventi capitati a casa, sul lavoro, nei rapporti amorosi. Ogni post suscitava una caterva di commenti del medesimo tenore, creando un interscambio basico per l’epoca assolutamente originale e voyeuristicamente attraente. Potremmo paragonare il successo di quei pionieri a quello della prima edizione del Grande Fratello televisivo, quando ci tennero a milioni incollati davanti al teleschermo le vicende di più che ordinaria quotidianità sentimentale che coinvolgevano Pietro Taricone, Marina La Rosa e gli altri abitanti della “Casa”. Ulteriore elemento intrigante (e che maggiormente distingue il fenomeno del blogging dai più recenti facebook e twitter) era l’assoluta libertà di anonimato. La maggior parte dei bloggers usava nickname, le immagini erano spesso avatar grafici, e i riferimenti alla vita privata, se pure espliciti, interessavano per il fatto in sé, non per l’autore, atteso che nel 99,99% dei casi i blogger e i lettori (quasi sempre blogger a loro volta) non si conoscevano affatto, prima.
In realtà, rispetto a quest’ultima considerazione, la mia potrebbe sembrare un’eccezione, in quanto fui introdotto a quel mondo da una blogger mia amica. Ma siccome non si trattava di una ragazza che frequentavo ma che avevo conosciuto in una chat e non ci eravamo mai visti, probabilmente anche il mio caso rientrava nella consuetudine. Appassionato da sempre di scrittura creativa, da principio ebbi difficoltà ad uniformarmi allo stile imperante del “web log” (poi contratto in blog), cioè del diario online. Non ero abituato a scrivere di me, soprattutto non ne avevo voglia, almeno non in maniera diretta. Così pensai di riflettere me stesso negli argomenti trattati, notizie, cinema, televisione, politica, il tutto senza realmente approfondire quanto commentato, ma soltanto come spunto per parlare di me. Insomma, una scrittura yo-yo, che lanciavo srotolando il filo dei miei pensieri e mi ritornava accresciuta da quelli dei miei lettori che anch’essi commentavano la notizia ma, in realtà, parlavano di me e insieme di loro. E il successo fu notevole, Glaurito divenne un nome noto fra i blogger di Splinder, la piattaforma su cui scrivevo.
Il riferimento, certamente troppo alto, che avevo voluto prendere come esempio, era quello delle Bustine di Minerva pubblicate da Eco sull’Espresso. Per avvicinarmi ancora di più al modello che aveva intitolato la rubrica con quel nome, che richiamava le scatoline di fiammiferi sul cui retro si usava appuntare nomi, indirizzi o numeri di telefono, io, non fumatore, avevo pensato di chiamare il mio blog “Il retro dello scontrino”. L’enorme distanza, anche di classe, fra i due titoli, mi distolse da quell’idea malamente scopiazzata e il blog si chiamò “il Contrario di tutto”, nome che resiste tutt’ora se non nell’intestazione, nell’indirizzo web di questo più recente blog.
Poi il tempo passò, i blog si ridussero sempre più di numero e visitatori (passato il momento di euforia, la gente che non era abituata a scrivere e a leggere tornò alle sue abitudini), soppiantati dai più semplici e meno impegnativi social media, e rimasero in auge soltanto quelli più settoriali.
Io stesso scrivo qui, ormai, molto più di rado quanto vorrei. Abituato, anzi, al microblogging di fb e twitter, mi capita di sentirmi privo di allenamento ad una composizione più lunga e poi, diciamocela tutta, è inevitabile seguire la moda. La gente va dove sta altra gente. I ristoranti vuoti sono sempre più vuoti e quelli pieni sempre più pieni. Un’applicazione ancestralmente radicata nel nostro DNA di animali da branco. Un post scritto qui ha una diffusione di molto inferiore a quella che può avere su facebook. Anzi, sono convinto che tra queste Caramelle potrei nascondere anche il pin del mio bancomat e non se ne accorgerebbe nessuno. E se invece accadesse, non mi dispiacerebbe affatto. Innanzitutto perché di questi tempi pure i soldi sui conti correnti hanno fatto la fine dei blog, ma soprattutto in quanto chi mi segue, e spesso sono persone che lo fanno da tanto, sono da considerarsi ormai davvero degli amici; Amici veri, non come quelli di facebook che ti conoscono solo di vista o al massimo cuggino del cuggino. Qui la gente ti conosce nell’anima.
E allora questo post, scritto sul balcone godendo di un primo timido sole, quasi primaverile, è per voi, e per me. Per ricordare en passant quel Grande Maestro scomparso ieri lasciando un vuoto davvero incolmabile, e perché, in fondo, le mode sono come un cerchio, sono tornati i pantaloni a zampa di elefante, torneranno anche i bei tempi dei blog.
E allora tanto vale star qui, attendere, e guardare la collina.
E’ così bella.

P.S. 51313


12 commenti:

  1. Non so se torneranno i bei tempi dei blog ma il tuo sicuramente è tra i migliori di sempre.

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    1. Non so se torneranno ma con commenti come il tuo sembra aver senso anche l'oggi. Grazie

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  2. Tutto torna. Prima o poi...
    Perché Vico non era proprio un fesso.

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    1. Il tuo commento calza a pennello: Vico visse dalle mie parti, e io che sono avvocato con i corsi, ma soprattutto i ricorsi vado a nozze 😅 Grazie di essere passata!!

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    2. Ora che so che c'è un blog di un avvocato che scrive come Egli comanda, passerò regolarmente.

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  3. Post intenso e assolutamente veritiero. In più, e non da ultimo, è proprio un piacere leggerti!

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    1. Ti ringrazio molto e soprattutto lo fa di cuore la mia autostima.

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  4. C'è del buono a ritrovarsi in pochi.
    Non parlo del compiacimento snob di chi disdegna la massa, quanto piuttosto del sollievo malfermo del sopravvissuto all'epidemia.
    Della serie... Perché io?
    Le mode sono un po' un'epidemia: chi ha le risorse per decodificarle potrà esserne preda momentaneamente, ma - passata la febbre - ritroverà in sé gli anticorpi per recuperare quel che tutti gli altri disdegnano.
    Perché gli si attaglia meglio e perché a inseguire le tendenze viene un gran fiatone.
    Torna ancora qui a riprendere fiato, glaurito. Senza fretta.
    Noi, superstiti del pensiero compresso e del "esisto se vi piaccio", aspettiamo.
    Stai bene.
    m.

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    1. Il tuo commento mi coglie preparato, proprio ora sto leggendo - ahimè da troppo tempo - l'ombra dello scorpione di King, postapocalisse in cui sono protagoniste proprio le dinamiche dei sopravvissuti. Eppure io più che sopravvissuto mi sento un sottovissuto, tendo a scomparire io, e le dinamiche che mi interessano più che globali sono strettamente individuali, al limite duali. Perciò amo il dialogo e se siamo in tre tendo a tacere. Anzi, come blogger è più un monologo (il mio vecchio sogno, come forse ricordi, dello stand up comedian), ma i commenti mi riportano alla forma del dialogo, apprezzata in maniera direttamente proporzionale alla empatia con l'interlocutore / trice. Grazie di esserti affacciata, non dissuasa dalla mia generale assenza. Grazie

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  5. Non ti conosco.
    Dico meglio: non ti conoscevo prima di stasera.
    Hai detto tutto quello che io penso e scrivo da molto tempo a proposito di blog.
    E lo hai fatto molto bene.
    Comprendo facilmente come sia stato possibile il tuo successo altrove.
    Peccato, mi sono persa parecchio.
    Ma da oggi avrai, qui, nel tuo angolino in cui potresti lasciare il tuo pin del bancomat, una fan in più.
    Alla prossima.

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    1. Non so se tu ti sia persa qualcosa, di certo l'ho fatto io nell'essere poco presente e mancando conoscenze di persone che avrebbero potuto arricchirmi. Sono però felice di averti trovata con questo post, uno stimolo in più per non smettere.
      P.S. Sai che hai commentato il giorno del mio compleanno? Un regalo gradito e inatteso.
      P.S. 2: il pin l'ho lasciato davvero 😄

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    2. Ahahah grande!
      Buon compleanno allora...

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