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venerdì 8 febbraio 2019

Sembra che dorme


Non erano passate neppure due ore, quando riaprì gli occhi.
Quelli delle pompe funebre lo avevano appena sistemato nella bara ed erano affaccendati ad appendere le insegne sacre, a posizionare i candelabri, per cui nessuno badava a lui.
Capì di essere nella camera da letto, riconobbe il lampadario sul soffitto. Il bordo della cassa gli impediva però la visuale completa della stanza. Provò a sollevarsi ma il collo gli si era irrigidito, e non ci riuscì. Voci familiari provenivano dalle sue spalle, probabilmente dalla cucina. Qualcuno piangeva.
Sentì dei passi avvicinarsi e, istintivamente, riabbassò le palpebre.
“Sembra che dorme”. Una voce di donna che non riconobbe. Poi una carezza sulla guancia. Un tocco lieve, caldo. La mano rimase lì per qualche secondo, eppure sufficiente per farlo riassopire.
Quando riaprì gli occhi la seconda volta non sentì voci definite, solo un brusio indistinto, come di una radio.
La stanza doveva essere piena di persone.
Pensò, come d’uso, fossero tutte sedute attorno al feretro. Più vicini i familiari, più in là coloro che passavano a fare visita e si fermavano qualche minuto per una preghiera di circostanza.
Neanche stavolta si accorsero che era sveglio. Provò a parlare; niente. Le mascelle erano serrate, la lingua immobile. Non riuscì neppure ad emettere suoni, lo sterno era irrigidito, il diaframma bloccato.
Lo sforzo gli costò molta fatica. Tornò a dormire.
Al risveglio non sentiva più voci, solo uno stridìo.
Per soffitto stavolta aveva un cielo buio. Il lampadario doveva essere spento. Poi il rumore, quello delle corde nella carrucola, cessò.
Lo avevano calato nella fossa.
Gli sembrò di sentir piovere, sul tetto.
Era un suono che lo rilassava da sempre.
La terra che cadeva sul coperchio della bara lo accompagnò ancora una volta nell’oblio.
Questa volta, sognò.
Di essere morto e di non essersene accorto.
La mattina dopo, si alzò come sempre alle sette, fece colazione con un cornetto senza latte e uova, si vestì e andò in ufficio, dove rimase per dieci ore.
La sera, tornato a casa, mangiò un brodino, guardò una partita senza tifare per nessuna delle due squadre e si mise a letto.
Non erano passate neppure due ore, quando riaprì gli occhi.

10 commenti:

  1. Risposte
    1. Ci ho riflettuto a lungo. Con l'indicativo mi è parso più vicino al parlato, non "impostato". Poi ho fatto una ricerca e ho trovato la frase "sembra che dorme" usata anche da scrittori più seri di me ;)

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  2. intrigante e angosciante,
    per quanto sembri un circolo a ripetersi, tipo c'era una volta un re seduto sul canapè, aleggia in chi legge il timore che il coperchio prima o poi si chiuda.
    massimolegnani

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  3. In effetti, la domanda è questa: siamo più vivi a mascelle serrate dentro una bara, accorgendoci di una carezza sul viso, o davanti un brodino e una partita di calcio senza neanche tifare?

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    1. L’attenzione, l’indifferenza, il disprezzo. A tutte e tre il protagonista reagisce nell’unico modo che conosce. Nel sogno-morte e nella realtà- morte: estraniandosi, in un loop continuo.
      Magari, scrivendone su fb o su un blog e ricevendo attenzione, indifferenza o disprezzo 😉

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  4. p.s. poi c'è chi continua a guardare il dito, mentre le indichi la luna... ;)

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